Rileggendo gli articoli precedenti mi preme sottolineare qualche concetto monetario.
Introduco “hard money” e “soft money” 💴.
Generalmente si tende a fare una differenza tra questi 2 tipi:
Hard money: moneta che in ultima instanza puo’ essere convertita in valore (Gold Standard)
Soft money: moneta legal tender; riconosciuta legalmente a priori e forzata/accettata dallo Stato ( a corso forzoso).
In realtà data la natura della moneta e il suo uso questa distinzione è inutile. Vediamo perché.
Nella sua funzione principale la moneta – è – unità di conto. Uno strumento che serve all’interno della società a tenere traccia di chi deve fare (fare= dare dei prodotti/emettere servizi) cose ad altri (quindi è in debito) e chi deve riceverle (ed è in credito).
Tanto più quella persona è di fiducia tanto più è meritevole di credito.
Se ci fidassimo tantissimo degli altri potrebbe bastare persino solo la parola.
La storia umana gira proprio intorno a questo: non ci fidiamo gli uni degli altri. Per questo abbiamo bisogno di una terza entità che garantisca che chi è in credito ricevi ciò che gli spetti.
Questo fanno le banche e il loro strumento: la moneta.
Da ciò si deduce che poco importa se quest’ultima possa essere convertita in oro, argento, tabacco o conchiglie 🐚(hard money).
Se ci ragioniamo, è quindi naturale che con l’evoluzione della società siamo passati a una moneta meramente fiduciaria, alias soft money.
La moneta è accettata da tutti – secondo Keynes – solo perché lo stato/sovrano impone di pagare le imposte con “quella roba lì”. Sarà vero? .
…e che importa? Che importa se la moneta sia soft o hard? O che venga accetta solo se si possono pagare le tasse?
Noi siamo umani.
In quanto tali abbiamo bisogno di reciprocità.
Ma abbiamo “il” problema del non fidarci degli altri.
La tecnologia che risolve questo -problema- si chiama denaro 💰. Punto.
Alla prossima
Roberto
P.s. googlate “isola di Yap economia” e cercate di capire come girava questa tribù; capirete cosa sia il denaro ontologicamente.
P.p.s. Ho scritto questo all’ombra di un viale di pini a una piacevole brezza di 22gradi.
Che bello vivere nel 2024. Forse.
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